Concerto di Capodanno 2025
Come ormai da tradizione, il 1 gennaio alle ore 18, presso il Teatro Goldoni di Livorno, si terrà il Concerto di Capodanno dell'orchestra del Conservatorio Mascagni.
L’evento giunto alla 19ª edizione è realizzato grazie al rapporto di collaborazione che lega Fondazione Livorno, Conservatorio Pietro Mascagni e Fondazione Teatro Goldoni: Fondazione Livorno, con il suo impegno continuo e intenso a sostegno della cultura del territorio, Teatro Goldoni sempre più orientato alla diffusione e valorizzazione della musica e delle arti del palcoscenico e il Conservatorio Mascagni con la sua attività didattica e concertistica di altissimo livello, i suoi alunni e i suoi insegnanti.
Il Concerto dell’Orchestra del Mascagni, diretta dal maestro Lorenzo Sbaffi, anche quest’anno offre un programma festoso e brillante di sicuro gradimento per iniziare l’anno con gioia.
Il concerto sarà trasmesso in diretta su Granducato Tv (canale 15 del Digitale Terrestre oppure in streaming su www.telegranducato.it/live-tv/ )
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Biglietti
Prezzo del biglietto: euro 10
Vendita biglietteria del Teatro Goldoni
martedì e giovedì ore 10/13 – mercoledì venerdì e sabato ore 16.30/19.30)
Nei giorni di spettacolo la biglietteria aprirà 2 ore prima dell’inizio spettacolo.
Vendita On Line su goldoniteatro.it e ticketone.it
https://www.ticketone.it/event/concerto-di-capodanno-teatro-goldoni-19234109/
Tel. BIGLIETTERIA 0586 204290
Programma
A. Márquez - Conga del Fuego Nuevo
A. Márquez - Danzón No. 2
J. Sibelius – Valse triste
J. Sibelius – Suite Mignonne
***
A. Khachaturian –Danza delle spade
A. Khachaturian – Adagio of Spartacus and Phrygia from the Ballet “Spartacus”
P. Cajkovskij – Ouverture-Fantasia Romeo e Giulietta
Passi di mondi lontani
Conoscete un metodo migliore della danza per celebrare un passaggio, per pronunciare un auspicio di novità all’insegna della bellezza? Stavolta però non aspettiamoci polche e Danubi blu: le scelte di questo programma sono state compiute con grande scrupolo nell’intento di farci conoscere pagine meno consuete, ma anche di portarci in nuovi mondi sonori, molto diversi fra loro. Incontreremo spunti di folclore armeno nella Russia sovietica, un finlandese alle prese con il valzer, un messicano che importa idee musicali da Cuba. L’elemento dominante è il balletto, ma anche la danza popolare; l’orchestra cambierà spesso veste esibendo massima versatilità ed effetti cangianti.
Il concerto per il Capodanno 2025 risuona dunque all’insegna dell’interculturalità e propone in apertura una composizione dal tema fortemente adatto all’occasione. Il Fuego nuevo era infatti una cerimonia azteca, antico rituale che segnava la fine di un ciclo e l’inizio di quello nuovo. A questa leggendaria cerimonia si ispira Arturo Márquez, che in una vibrazione ritmica incessante riesce a interpretare la sua visione della Conga, ballo di origine caraibica, mediante un sapiente intarsio in cui si riconoscono elementi melodici tipici del Messico, così come di altri paesi latini.
Pure nel Danzón si cela una danza tradizionale cubana nata alla fine del XIX secolo come evoluzione della contraddanza europea. Fu portata nell’isola dagli immigrati francesi e spagnoli, per poi divenirne la danza ufficiale. Essa combina eleganza e garbo sia sul piano melodico, sia su quello del ritmo. Suonato originariamente da orchestre chiamate charangas francesas, è diventato un simbolo dell'identità culturale cubana, rappresentando l'incontro tra tradizioni europee e afro-cubane. Successivamente si diffuse anche in Messico, influenzando forme come il Son, la Salsa e il Mambo. Ed è qui che Márquez lo ha colto, in una sala da ballo di Veracruz, mentre era a caccia di ispirazioni per la colonna sonora di un film ambientato negli anni Quaranta.
Suite Mignonne è una composizione di Jean Sibelius scritta nel 1921 per orchestra d’archi e due flauti. Il titolo suggerisce una certa affinità con lo stile francese dell'epoca, che era sinonimo di raffinatezza. Questa Suite è una testimonianza della versatilità compositiva di Sibelius e mostra la sua abilità nel creare musica intima e delicata, in grado di toccare i cuori degli ascoltatori. Articolata n tre movimenti (Petite scène, Polka e Épilogue), il suo ascolto è un invito a scoprire un lato più sottile e affettuoso del compositore finlandese, rispetto alle sue grandi opere orchestrali per le quali è più conosciuto. Nel corso di queste tre istantanee Sibelius esplora il contrasto tra vivacità e introspezione, creando una narrazione che, senza rinunciare alla sua prediletta imitazione della natura, passa dalla leggerezza della danza alla profondità della riflessione, fino a una conclusione pacata e serena che invita alla meditazione.
Quello del celebre Valse triste è invece un titolo alquanto rivisitato per un brano a cui è toccato più volte di cambiare forma e destinazione. Fu inizialmente
composto nel 1903 per le musiche di scena del balletto Kuolema, ma successivamente venne rimaneggiato per ragioni economiche, riducendone l’organico. In seguito al grande apprezzamento del pubblico è infine stato pubblicato postumo come brano a sé. All’interno del balletto questo brano descrive un ambiente fosco e notturno in cui una donna viene accolta dalla morte dopo essere stata trascinata in una danza vorticosa. Molto più che “tristi” gli accenti di questa danza sono semmai tenebrosi e stranianti, ma vi è sempre riconoscibile un elemento di dolcezza, di desiderio di vita. Anche qui abbiamo un organico minimo, che gioca molto con le sfumature timbriche: ad esempio, agli archi è prescritta la sordina per tutta la durata del pezzo, per dare un’atmosfera cupa; dopo una sezione centrale un po’ più movimentata in modo maggiore ritorna l’ambiente scuro dell’inizio, per concludersi con un passo a quattro violini soli, spegnendosi.
Anche la celebre Danza delle sciabole è una composizione che gradualmente ha preso le distanze dalle musiche di scena per il balletto di cui faceva parte. Gayane (1939) ricava il soggetto da una fiaba armena in cui si narra l’avventura sentimentale di una giovane donna innamorata di un ufficiale di frontiera; in uno dei suoi episodi il georgiano Chačaturjan rievoca il paesaggio sonoro dell’estrema propaggine meridionale dell’Unione Sovietica con una serie incessante di poliritmi e contrattempi. Dalla sua prima diffusione la grande popolarità di questa pagina è attestata da una presenza assidua nelle colonne sonore, negli spot pubblicitari, nel rock e nel jazz. Ma il suo autore non ne sembrava del tutto gratificato, al punto che una volta rispose a un intervistatore americano: «è come un bottone della mia camicia, e la mia camicia ha tanti bottoni».
Meno frequentato dalle nostre parti è l’Adagio estratto dal balletto Spartacus, composto nel 1954, ma che valse all’autore il prestigioso premio Lenin e che ancora oggi compare nei repertori delle più autorevoli compagnie russe di danza. Chačaturjan trasse ben quattro Suite da quel balletto e l’Adagio è il movimento iniziale della seconda: noteremo fin da subito il grande divario con la composizione precedente, anche per l’abbondanza di sospensioni, ritardando, rubati che conferiscono un carattere esitante nonostante l’imponente massa sonora dell’orchestra. Un motivo conduttore passa poco a poco da uno strumento all’altro e dopo una sezione intermedia tutta l’orchestra la ripropone in un punto culminante di rara suggestione; la stessa idea ritorna in chiusura del brano, ma con un filtro un po’ sognante e distaccato, enunciata dai soli violini.
La scelta di estrapolare i brani salienti dalle musiche per il balletto è condivisa da numerosi compositori e motivata dal desiderio di riproporla in un contesto performativo differente, magari più versatile come quello del concerto sinfonico. La proposta di Œajkovskij è tuttavia contraddistinta da una certa originalità, Già dal titolo di Ouverture-Fantasia, infatti, si può intravedere l’intenzione di allargare gli schemi formali della semplice Ouverture o Suite e si tratta di un modo piuttosto fantasioso per presentarne i motivi musicali portanti. Il celeberrimo dramma shakespeariano viene descritto nei suoi tratti principali, con una certa compattezza garantita dalla forma-sonata. Esso si articola attribuendo un preciso colore strumentale agli elementi narrativi portanti: se gli archi ci annunciano i momenti dell’idillio, spetta agli ottoni rappresentare la forza e lo scontro (guerrieri sì, ma pur sempre di nobile e fiero portamento). Delle tre versioni elaborate dall’autore russo l’ultima è quella più comunemente usata e pure la più completa, in quanto corredata di un epilogo (1880).
Si compie così un viaggio fatto di emozioni inaspettate, in cui la danza è cura dell’anima. Un percorso che ci porta a esplorare con mente aperta nuovi colori e forme diverse.
Il presente programma è stato redatto dagli studenti del corso di Storia delle forme e dei repertori musicali, a cura della docente Sara Dieci.
Lorenzo Sbaffi
Lorenzo Sbaffi, violinista e compositore, si forma ai Conservatori Morlacchi di Perugia e Rossini di Pesaro, dove si diploma con lode in direzione d’orchestra sotto la guida di Manlio Benzi. Si perfeziona con Sir Colin Metters della Royal Academy of Music di Londra, con il finlandese Leif Segerstam della Sibelius Academy e cresce alla scuola di grandi direttori, quali Gustav Kuhn e Jorma Panula.
Nel suo vasto repertorio, che spazia dal tardo barocco alla musica contemporanea, ha particolare rilievo il grande sinfonismo classico-romantico mitteleuropeo e scandinavo. Dirige prime esecuzioni assolute di contemporanei, quali Fernando Sulpizi, Mario Mariani, Roberta Silvestrini, Massimiliano Messieri, collabora con artisti quali Mstislav Rostropovich, Giuseppe Sinopoli, Luciano Berio, Riccardo Muti, Krystian Zimerman, Mario Ancillotti, Frans Brüggen, Leōnidas Kavakos, Kim Kashkashian, Roberto Fabbriciani, Gustav Kuhn.
È direttore di ensemble e orchestre di prestigio - in Italia, in Europa, in America Latina, in Asia - e incide per Amadeus, Rai, Dynamic, Bongiovanni, T.F.E., Legend, Col Legno e Hyperprism.
I suoi lavori, in uno stile spesso ironico ed informale, si eseguono in Italia e all’estero in molti Festival e stagioni. Grande successo ha riscosso la prima esecuzione assoluta del suo Requiem «alle anime morte dei vivi» per soli, coro ed orchestra (Edizioni Hyperprism 2010), con l’ Orchestra Filarmonica Marchigiana da lui stesso diretta, mentre il suo Concerto per archi è stato diretto in prima assoluta nel 2012 da Jorma Panula, in un tour internazionale della Vaasan Kaupunginorkesteri.
È stato presidente della giuria del concorso internazionale Premio Rodolfo Lipizer di Gorizia nel 2018 e direttore del progetto solidale LiricoStruiamo, opera lirica itinerante nel cratere sisma del Centro Italia. L’attività didattica lo vede docente di Esercitazioni orchestrali al Conservatorio Pietro Mascagni di Livorno.
Orchestra di fiati del Conservatorio
Ottavino: Camilla Farina
Flauti: Matilde Di Rienzo, Nina Tarantino, Fabio Lucchesi, Gregorio Paglini
Oboi: Andrea Musio, Kedra Antoni, Kizzy Rovella
Corno inglese: Jessica Spinelli
Clarinetti: Luca Sanguinetti, Ioan Danilo Bodnarciuc, Greta D’Addio, Gianmarco Tonini, Elia Greco, Leonardo Evangelisti, Cosimo Profita
Fagotti: Samuele Campera, Matteo Dreoni
Sassofoni: Hoara Guida, Lorenzo Cavalletti, Leonard Raducanu, Luca Tarizzo, Simone Serrotti
Corni: Daniele Cofano, Andrea Menicucci, Simone Orsini, Francesco Petrillo
Trombe: Gabriele Quirino, Giulia Gallinari, Zeno Carletti, Enrico Casini, Carlo Becherucci
Tromboni: Leonardo Tusi, Manuel Signorini, Diego Petrognani
Tuba: Nicola Pelli
Violoncelli: Giada Campanelli*, Giovanni Agostini, Beatrice Bomarsi, Cecilia Rosa Caruso, Alberto Maestro, Alice Matteoni, Omar Moretti, Anna Parisi, Carola Rinaldo
Contrabbassi: Fausto Patassi*, Stefano Bianchi, Stefano Puri
Percussioni: Sara Barontini, Francesco Bertini, Lorenzo Manni, Andrea Margiotta, Davide Paoletti, Matteo Renucci, Marco Restivo, Tommaso Tofanari
Pianoforte: Matteo Giovannelli
Orchestra sinfonica del Conservatorio
Violini I : Marta Boschis*, Alessandro Arieti, Elia Barsellotti, Alyssa Del Santo, Alessia Di Palma, Alessio Mannelli, Chiara Morandi, Eleonora Panza, Olimpia Pelletier, Rita Ruffolo, Monica Socci
Violini II : Benedetta Rizzelli*, Leonardo Bacci, Carlo Andrea Berti, Matteo Lo Bracco, Amanda Longarini, Chiara Mura, Corinna Peruzzi, Giovanna Pieributi, Stella Rizzelli, Sergio Rizzelli, Lorenza Sabatini, Aurora Virgili
Viole: Marco Lorenzelli*, Renata Benedetto, Giulia Bernardini, Elena Chervyakova, Simona Ciardini, Ilaria Ferrucci, Sara Galanti, Matteo Tripodi
Violoncelli: Giada Campanelli*, Giovanni Agostini, Beatrice Bomarsi, Cecilia Rosa Caruso, Alberto Maestro, Alice Matteoni, Omar Moretti, Anna Parisi, Carola Rinaldo
Contrabbassi: Fausto Patassi, Stefano Bianchi, Stefano Puri
Ottavino: Camilla Farina
Flauti: Matilde Di Rienzo, Fabio Lucchesi
Oboi: Andrea Musio, Kizzy Rovella
Corno inglese: Jessica Spinelli
Clarinetti: Ioan Danilo Bodnarciuc, Luca Sanguinetti
Clarinetto basso: Cosimo Profita
Fagotti: Matteo Michelini, Samuele Campera
Sassofono alto: Luca Tarizzo
Corni: Daniele Cofano, Andrea Menicucci, Simone Orsini, Francesco Petrillo
Trombe: Gabriele Quirino, Carlo Becherucci, Giulia Gallinari, Zeno Carletti
Tromboni: Leonardo Tusi, Manuel Signorini, Diego Petrognani
Tuba: Nicola Pelli
Percussioni: Sara Barontini, Francesco Bertini, Lorenzo Manni, Andrea Margiotta, Davide Paoletti, Matteo Renucci, Marco Restivo, Tommaso Tofanari
Pianoforte: Matteo Giovannelli
Arpa: Anna Livia Walker
* prime parti